Abbiamo tutti una grande responsabilità: la responsabilità di intervenire nelle situazioni di disagio, difficoltà e bisogno che ci circondano. Alzarci e iniziare a camminare per raggiungere quel mondo migliore che è lontano, ma non irraggiungibile.
Purtroppo, però, a volte siamo costretti a farlo anche nei buchi, o per meglio dire nelle voragini lasciate da chi, per mandato istituzionale, avrebbe dovuto colmarle e riempirle di significato. E per farlo spesso è necessario uscire dalle regole che non hanno funzionato.
Troppo spesso i programmi di sviluppo e di incentivi sociali sono finanziati e poi abbandonati, lasciando senza risorse una parte di popolazione che vorrebbe, e potrebbe, essere parte della costruzione di una società nuova, ma che non ha i mezzi.
Ed è allora che sentiremo chiederci il perché di questa nostra scelta, il perché di svolgere un compito che avrebbe dovuto essere portato a termine da qualcun altro.
Perché noi abbiamo delle responsabilità. Verso la nostra terra, le persone che ci circondano, l’ambiente, il futuro.
Quando gli altri non fanno la loro parte e sei solo nella foresta, possiamo fare solo due cose: demordere l’impresa e fuggire come gli altri o iniziare ad agire, anche quando non è richiesto ma, senza dubbio è necessario per uscire dal buio, dal non fare, dalla tristissima constatazione che c’è chi potrebbe e non fa.
Allora, in quello in cui crediamo e a cui teniamo, nelle nostre imprese, nelle nostre sfide importanti, dobbiamo mettere il nostro extra, dobbiamo riempire quei vuoti: solo così possiamo cambiare la situazione.
Saremo visti come strani o folli ma di sicuro stiamo facendo il meglio.